domenica 16 dicembre 2012

Mare da guardare e da temere


Alessandro e' la' in fondo, un puntino piccolo, un niente. Io sono in cima ad una collina di acqua che gli piomba addosso e non mi vuole. Lo vedo pagaiare come un forsennato, sembra voler scappare. I suoi movimenti sono potenti ma di relativa efficacia. E' dentro al cavo di un'onda gigantesca, in un avvallamento in cui potrebbe stare comodamente un palazzotto di due piani, io sto sul tetto. Pagaio con tutta la forza che ho per lanciarmi verso di lui . Mi sento che siamo due topi tra le zampe di un gatto, che la sa lunga;  speriamo non abbia fame!






Ho il battito accelerato e non bastano tutte le altre cento volte per rassicurarmi sull'esito finale. Sono frazioni di secondo che sembrano ore. Alessandro retrocede senza accorgersene, l'onda montante lo risucchia con acqua della sua stessa base. Io ho preso poco slancio e quell'animale carico di follia mi passa sotto velocissimo, scivolo all' indietro e tra poco saro' nella stessa situazione di Alessandro. Spero che quella dietro non sia un'onda frangente , altrimenti finisco sotto. Sento lo scafo fremere, soffre, e' incerto. La sua potenza e' al limite, anche lui fa fatica a dare battaglia: il gioco si fa duro! Ci sono onde di rifrazione troppo potenti per passare senza lasciar traccia. Il mare e' incrociato, balordo, vigliacco. Xcite se la cava, io devo fare attenzione. Alessandro e Massimo li vedo a tratti e mi sembrano nella mia situazione, un po' tesi.  Ma intanto Alessandro e' sparito e Massimo che controllavo con la coda dell'occhio mentre surfava a sinistra , non lo vedo piu'.



Oggi e' mare da guardare e da temere. E' forse troppo potente, ci sono serie di onde che superano abbondantemente i 3 metri, che si alternano con altre piu' umane ma dotate della stessa potenza . C'e' corrente, ci sono incroci pericolosi e accavallamenti improvvisi. Sulla scogliera esplosioni di schiuma risalgono le pareti per parecchi metri . Avevo voglia di tutto questo e di sedermi qui in mezzo a sentire il soffio sinistro dei frangenti che esplodono vicino.  Ma oggi non e' giornata per giocherellare. Andiamo avanti e indietro , avanti e indietro, attenti a tenerci bene al largo, lontani dal frangiflutti. Sono salite e discese, curve larghe, derapate e scivolate a velocita' esagerata. Giu' lo skeg e su' lo skeg quando le onde diventano piu' abbordabili. Penso che con una pagaia incrociata ne avrei agganciate di piu' , forse troppe. Ma e' un alibi, faccio quello che posso!
Sento l'onda arrivare da dietro, un po' mi inquieta. Ci do dentro, aumento la velocita' piu' che posso. Mi dico che se sara' abbastanza ripida potro' agganciarla, ma in realta' so che passera' e cosi' succede. Sulla seconda do' un'ultima accelerata per agganciarla e Xcite decolla; la prua punta verso il basso a 30 gradi, il rullo lo sento appena dietro al sedile che spinge. E' una sensazione strana, come quella che deve provare chi cammina su una corda tesa. E' un equilibrio precario. Continuo a pagaiare mentre surfo, per aiutare il kayak a non perdere velocita'. L'acqua che poco fa era durissima , adesso e' molle e poi di colpo la pagaia gira a vuoto: il surf e' al massimo, la velocita' e' impressionante. Sento il vento nelle orecchie e lo scafo che spiattella sull'acqua dura. Pagaia nel vuoto, prua nel ferro e sembra possa durare in eterno. Sono felice e preoccupato assieme; non devo fare errori , non posso distrarmi e fare il presuntuoso. Di colpo l'incatesimo si interrompe, lo scafo rallenta, l'onda e' li' che corre all'altezza delle mie ginocchia. Tento di non perderla, pagaio all'impazzata, mentre ricado inesorabilmente indietro. Meglio cosi'! Ho il fiatone e fatico a riprendere un ritmo cardiaco decente. Mi passa per la testa che il surf e'roba da giovani, che sara' meglio non esagerare con la pompa centrale! Decido di pagaiare rilassato e godermi questo spettacolo di vita quasi animale. Fatico a vedere il mare solo come un liquido spinto dal vento. Il suo movimento, i suoi colpi di mano, le sue tattiche e le sue cattiverie, sembrano pensate sul momento, giusto per me, per farmi un esame attitudinale, per farmi capire che li' in mezzo ci sto solo se lo vuole lui. Guardo agli amici per distrarmi un po' e rassicurarmi che tutto stia andando per il meglio.

Ci intendiamo a distanza e basta un cenno per capire che anche loro sono sul chi vive. Poco fa c'erano dei delfini in caccia, schiene nere, ombre veloci, pinne ricurve. Volevo dedicargli piu' attenzione, ma il mare non me lo ha concesso. Avanti e indietro, avanti e indietro...oggi e' stato un mare bellissimo, beffardo; un mare selvatico da guardare e da...temere! Ciao Cesare, Xcite ti aspetta!

Testo by A. Colantuoni