Il levante oggi era sbattuto da uno scirocco a tratti rabbioso, teso; un
bel vento rafficato, pieno di umori umidi e caldi. Nuvole basse, piene,
fumose, cariche, disorientate e scompigliate da tutti quei tuoni e fulmini
che si sono inseguiti nel cielo per tutta la notte. In giro poca gente,
in mare nessuno. Rari passanti contrariati con i vestiti agitati dal
vento e il disagio addosso per una mattina umida e bagnata, in lotta
perenne con i parapioggia. In acqua un diportista su una piccola deriva
ha aperto la randa, con l'ansia dentro di chi si misura con un qualcosa
più grande di lui.
La' in mezzo anche noi : Alessandro, Massimo ed io.
Con noi anche loro, i nostri fidi plasticosi, rassicuranti amici, due
Tide Xplore e l'immancabile Baidarka di Ale; tra le mani i legnosi
bastoni, unica arma contro quelle sgroppate schiumose.
Era un bel po' di tempo che non si ripeteva l' abituale visione dei cieli
grigi, la preghiera delle domeniche bagnate, il rito del battesimo delle
onde e del vento. Si inizia a far strada la vaga nostalgia di un'estate
che fugge con un passo un po' più lento del solito e di un tempo che si
compie e non potra' mai più ripetere sè stesso. Altre domande si
arrampicano da dentro, "quanto durera' questo autunno", "quanto sara'
freddo questo inverno", "riusciremo a vederci con la frequenza degli altri
anni"...?
Tempo ! Tempo orologio del divenire e tempo che con il suo ticchettio
impercettibile scandisce il nostro tempo; finchè e fino a quando quel
ticchettio diventa sempre più assordante, per poi dare spazio solo al
silenzio, per sempre.
Oggi di tempo ne avevamo quanto si voleva, ma non c'era abbastanza tempo
per quel mare di media forza, selvatico; non c'era tempo dentro ai nostri
polmoni non abbastanza allenati, disabituati a correre a perdifiato dietro
a quelle tante onde, fatte apposta per dei surf spettacolari ! Peccato
essere indietro con l'allenamento. Oggi quel mare con onde medie, mosso
da un vento di raffiche decise, ma addomesticabili, oggi era in vena di
regalarci un parco giochi imperdibile.
Aver davanti quei muri d'acqua vivi, mobili, mutevoli, umorali,
sfuggenti, arrembanti, a me incute sempre un timore ancestrale. Le prime
pagaiate mi ricordano quelle prime pedalate che facevo alla base delle
lunghe salite : poco convinte, sbilenche, inefficaci. Ci sono equilibri
che devono ritrovare il loro assetto naturale; i ritmi delle onde devono
ritornare a fissarsi negli occhi , nel cervello e nelle braccia. Io ho
guardato tutta quell'acqua schiumosa, che voleva andare a infrangersi
dappertutto, come si guarda ciò che non si conosce mai abbastanza e mai a
sufficienza per potersene fidare.
L'ultima volta del Xplore S era alla "non elc" di luglio, quella delle
braccia rotte e dell'anima a terra. Oggi è stata una mezza rivincita ed
una verifica. Ci siamo divertiti e tutti abbiamo surfato per lunghe
planate, infinite, lunghissime.
Ho rivissuto emozioni forti, scariche di adrenalina, forse ! Quella è
roba da giovani e per me c'è stata di certo tanta gioia infantile allo
stato puro !
Quando riusciremo a fare un'uscita di gruppo ?
Ciao ragazzi!
Antonio Colantuoni
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