giovedì 21 luglio 2011

Cortez e il mare....

"All those moments will be lost forever, like tears in the rain. Time to die"
Allo zenit nel cielo del ponente sardo, il sole cede al vento di maestro lo scettro di dominatore della scena, come spesso accade da 'ste parti, e il vento ne approfitta, spazza via i pochi bagnanti e le loro carabattole  e scolpisce giganti d'acqua che si ergono possenti fino a 3 metri, per poi crollare di schianto sulla povera rena martoriata e inerme.
Dal chiringuito scruto e medito, e subito mi sento a disagio, li' dove sono: voglio unirmi all'acqua, e' mare ma vedo un fiume, spuma bianca vorticosa mi viene incontro, continuamente, incessantemente, devo entrare, devo entrare (no Freud, just fun), la 
Michi mi fissa e tace, vorrebbe forse  che non andassi, ma come si fa...
Qualche surfista, piu' temerario che abile, prova la via prima di me, e viene sputato a riva come un osso d'oliva ... maledetti loro, non hanno salvagente e bisogna ripescarli semiannegati, osservo di sottecchi i salvataggi, il bagnino, giovane ma abile, mi tira un'occhiata tra il malevolo e il supplichevole: "sarai tu il prossimo?"
Tranquillo, ragazzo, lascia fare,  se vedo che non e' cosa tiro i remi in barca (Remi? Quali remi, e che diamine!) 
La Wigo e' pronta, sembra mordere il freno sull'orlo del bagnasciuga, ha gia' assaggiato quei flutti, ma oggi e' un'altra storia
L'entrata in corrente (e' un fiume, ricordate?) e' gia' un'impresa, piu' volte sbatacchiato qua e la' dall'andirivieni incessante delle onde, che torreggiano due metri e novanta sopra il livello del (fiume chiamato) mare, alla fine scovo il pertugio, e sono fuori
"Ma misi me per l'alto mare aperto,
sol con un legno": ossimori o no, il legno e' uno e io sono solo, i surfisti tramortiti assistono da riva, nessun altro in acqua e 'sto cacchio di fiume picchia, sbuffa e strepita, e nasconde una trappola
I giganti d'acqua mi si parano dinnanzi, uno dopo l'altro: per superarli, non potendo trapassarli, sovente devo ingannarli, andare in eskimo, lasciarli sfilare sopra di me, la loro rabbia che tambureggia sulla pancia della Wigo e sbollisce svanendo, lasciando spazio ad un attimo per riemergere e rifiatare, lancia in resta per il duello successivo.
Raggiunto lo spot giusto per il lancio, aggancio il gigante pagaiando vorticosamente per avvicinarne la velocita' e saltargli sopra, cosi' che mi porti e non mi schiacci ... La sensazione e' forse unica, filo verso riva volando letteralmente sulle spalle del gigante, sono attimi di una bellezza assoluta, mi par d'essere su una torretta d'avvistamento montata sopra un treno in corsa, fatemi un fischio quando planerete in coppa al vostro gigante, cosi' ne riparliamo 
Ad un tratto, il gigante crolla e svanisce, e io con lui, mi ritrovo in un maelstrom che bolle sabbioso, per poi riemergere alla luce e ripartire, rinnovando la sfida.
Dopo qualche round lo scenario muta, i giganti adesso lottano tra loro e si scontrano, s'aggrovigliano, non sfilano piu' ordinati l'un dopo l'altro in marcia verso la spiaggia, forse e' il rompete le righe, certo e' una zuffa da evitare, allora filo verso terra portato da un'onda che credo buona, quella mi deposita a dieci metri dalla riva e, quando penso d'esser fuori, cede il passo all'onda successiva che mi coglie impreparato e, peggio, fermo, mi solleva dall'acqua per sbattermi contro la spiaggia, un looping inatteso, volo verso la sabbia faccia in avanti, istintivamente mi metto in eskimo attaccato alla coperta e funziona, atterro di spalla strisciando la testa (nessun danno anche se la prognosi non si scioglie prima delle 24-48 ore) tra gli sguardi terrorizzati degli astanti, che mi vedono schiantarmi, raddrizzarmi e subito uscire dalla barca intatto e, pur se frastornato, sorridente.
Ancora una volta, e' stato il mare (ma non era un fiume?) a mettermi a dura prova, ancora una volta sono arrivato in fondo, provato e felice, ancora una volta sono qui con le mie emozioni, figlie dei sogni e madri dei ricordi
A presto in fiume (ma anche in mare, e che diamine!)
Cortez 

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