lunedì 24 ottobre 2011

Greenland 515... prime impressioni in mare

La dentro ci andiamo sempre, come quando da ragazzi si aveva un luogo di nessuno, dove ritrovarsi. Erano luoghi non luoghi in cui si stava in una intimità raccolta a parlare per ore, a raccontare fatti e amori adolescenti.

Nella "piscinetta" di Sestri facciamo lo stesso, siamo solo diventati adulti. Cerchiamo di rubare e condividere un momento speciale, da ricordare quando si e' imprigionati nell'ingranaggio del quotidiano.

Nella "piscinetta" ci si entra attraverso un varco stretto che sembra una porta. Si arriva passando tra scogli alti che sembrano chiudersi e superando i tranelli dei rimbalzi della risacca. Davanti si apre uno specchio di acqua piana,trasparente, domestica e rassicurante; acqua chiusa tra una parete di roccia e una struttura che sta tra lo stabilimento balneare ed una colonia dei Salesiani. Pochi istanti, due pagaiate e noi "vecchi ragazzi" diamo il via al rito degli eskimi. Godiamo di quelle trasparenze ed immergendoci guardando il fondo sabbioso a poca profondità. In inverno sono occasionali ospiti i ricci di mare, come a volte lo sono state delle medusine rosse, piccole.

Oggi là dentro c'era qualcosa di molto speciale, la nuvola bluette di avanotti di acciuga. Tutta la piscinetta, grande come una piazzetta, era letteralmente invasa da migliaia e migliaia di avanotti lunghi 3/5 cm, che ad ondate di vita si spostavano al passaggio dei kayak.

Eskimare in quell' acquario naturale e' stato un momento bellissimo.

Ah, già, eskimare ma con che cosa ? Con il 515 nuovo di zecca, che si gira con un tocco leggero come il suo peso piuma. Lui, il 515, non ho potuto metterlo alla prova. Il mare era stirato dal grecale e solo qualche provvidenziale scia ed un'ondina pigra di sottofondo mi sono bastati per capire che potrà essere scafo da veloci surfate, ma solo per chi saprà capire quel suo equilibrio sfuggente.

Ci sono kayak confidenziali, onesti muli da lavoro, animali da fatica. lo dovreste sapere: i muli erano tanto bizzi e scontrosi, quanto fedeli compagni di fatica, ma dovevano essere trattati nel rispetto del loro carattere ruvido. Questo 515 non e' mulo come il Sirius, neppure cavallo come il Tide; il 515 non e' quadrupede.

La stabilità primaria deve fare i conti con le ristrettezze dei suoi 48cm, calmierati da un pezzo di fondo piatto sotto al pozzetto. Quella secondaria puo' solo affidarsi alle superfici laterali inclinate della chiglia. Li' c'e' un angolo che ha bisogno di sdraiarsi in acqua prima di fermasi in una tregua provvisoria.

Non e' kayak per tutti, ma e' uno scafo bellissimo per chi voglia giocare con una media capacità. Richiede reattività non emotiva e carezze al posto di appoggi esagerati e scomposti. L'edging e la spinta del piede
bastano a fare la rotta, ma a patto di portare le spalle un po' avanti, per aiutare con il baricentro lo sgancio della poppa. In alternativa non resta che fare uno dei tanti appoggi bassi, più' o meno pronunciati, a seconda del raggio di curva che si vuol percorrere. Stiamo parlando di 12 kg, per cui la forza necessaria per manovrare e' davvero minima. Proprio per questo e' molto facile che diventi eccesssiva, costringendo lo scafo a reazioni scomposte.

Le libellule spiazzano la fantasia con un volo a tratti irrazionale, che fa cortocircuito su se stesso. Raccolgono aria come gli alianti, spesso troppa e quasi si ribaltano. Lo stesso avviene per il 515, che sembra volerti scaricare in acqua, quando i volumi d'acqua arrivano scomposti, come folate di vento tra le ali . Lo senti che vorrebbe far qualcosa di suo, inventarsi una traiettoria, un'inclinazione, sperimentare un edging impossibile. Occorre capirlo con la sensibilità con cui i Sioux cavalcavano i cavalli senza sella

Ci vorrà un po' di tempo, un po' di uscite bagnate ed un po' di eskimi involontari. Solo cosi' il 515 greenland diventerà uno scafo di cui godere per le 3/4 ore di pagaiata. Aggiungo una nota a parte per l'eskimo, perche' fa parte di quegli scafi nati apposta per....un rolling eccezionale !



Ma oggi era giorno di battesimo del baidarka del Tino. Non ho potuto testarlo che per pochi metri e un paio di eskimi. Troppo poco per poterne raccontare. Sentiremo dal Tino un po' di sensazioni. E' scafo potente ma docile, possente ma scorrevole. Ha buona manovrabilità e direzionalità. Il solo difetto e' il peso, ma non era progettato per fare la libellula.

Un capolavoro figlio di sudore a passione, non di quattro fogli e resine !

Antonio Colantuoni

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